Tuesday, December 05, 2006

La collina degli scoiattoli

Comprare l’ultimo libro di Jimmy Carter, “Palestine, peace not apartheid” nel quartiere ebreo di Pittsburgh, dove vivo, mi e’ suonato strano, per quanto credo che a nessuno abbia fatto alcuna differenza. Non so, non mi aspetto di trovare nel libro chissà che illuminazione, ma mi sono sentito come se dicessi, al libraio, a me questa storia interessa.
La verita’ e’ che, come in molti posti degli US, il quartiere ebreo e’ alla fine quello piu’ vivo culturalmente, con caffe’, che non sono solo il tipico Starbucks, librerie pubbliche (foto) e negozi di libri, cinema, alimentari, biciclette e via. Cosa che lo rende estremamente appetibile per uno come me, appiedato.
Qui, a differenza che in Europa, l’ostentazione dei simboli del giudaismo e’ forzata, come in quasi tutte le citta’ americane che ho visto. Non voglio entrare nel merito, se alla base di questo ci siano delle giustificazioni di rivalsa storica. Anche negli altri quartieri di carattere “etnico”, tipo quello italiano, si trovano i segni tipici, come il tricolore o i prodotti alimentari, ma niente piu’ che note folkloristiche che si vanno perdendo. Gia’ nellle zone cinesi ci si spinge piu’ in la’, con le scritte in lingua e i residenti che parlano tra loro in cinese. Ma qui, al di la’ delle insegne, delle candele e dei prodotti kosher, l’area e’ disseminata da centri religiosi e culturali jewish, se non apertamente sionisti, oltre che popolata da ebrei ortodossi, vestiti in maniera tipica. E il vicinato ha delle regole sociali non scritte, tipo di controllo reciproco sulla sicurezza delle abitazioni, non raro, per la verita’, anche in altre aree, qui negli US. Tra le altre consuetudini, sembra, per esempio, che sia “buona norma” farsi curare il giardino da un professionista, invece che avventurarsi da se’ con tagliaerba e cesoie. Con mio sommo gaudio, la mia padrona di casa, la solita B, se ne frega. Piu’ per questioni di piccioli che di principio. Passa sopra a questo tipo di convenzioni, come a molte altre cose (‘I don’t follow the rules’, dice lei), facendo supremamente incazzare il vicinato, che per dispetto, pare, ha mandato un’ispezione comunale sull’abitabilita’ della casa. Ovviamente superata. Con l’arte di arrangiarsi cinese, che e’ ormai ben superiore a quella italiana.

Foto: Public library di Squirrel Hill, Pittsburgh

1 comment:

herdakat said...

Su le strade dai nomi bucolici tipiche dei sobborghi residenziali statunitensi, c'è una bella serie di fumetti della striscia Boondocks, in cui Riley, il delinquente di casa, si mette con lo spray a cambiare il nome di tutte le vie del suo quartiere. Quando passerai da casa mia te lo presterò, intanto puoi andare su http://www.gocomics.com/boondocks/
Ma se ti piacciono le strip, io seguo quotidianamente Doonesbury su http://www.doonesbury.com/strip/dailydose/ che per altro può essere un efficace implemento al tuo slang lefty americano.